Giardino Inglese

Giardino Inglese

I Paesaggi di Hackert

Nel cuore del paesaggio attorno al Castello, si trova un giardino all’inglese che incarna l’ideale di armonia tra natura e arte,  secondo i pittori Lorrain e Poussin che lanciarono il movimento del vedutismo a Roma nel 1600, in pieno Grand Tour. Secondo i due grandi maestri del paesaggio, la composizione della veduta ideale doveva contenere immagini di rovine antiche, la natura tipica della campagna romana e i colori del cielo d’estate, il tutto  per ricordare la poesia di Virgilio e Orazio. 

Jakob Philipp Hackert, pittore tedesco del Settecento, trovò proprio nell’ambiente naturale circostante il castello l’ispirazione per le sue Ideallandschaft, visioni ideali di paesaggi che rispecchiavano l’equilibrio e l’armonia. Uno dei suoi scorci preferiti si affaccia sulla dolce pendenza che abbraccia i resti dell’antico insediamento romano di Pagus Mandela: mura ciclopiche, la passeggiata di Orazio, le rovine delle sue fattorie e di una villa romana.


Questa stessa prospettiva sembra richiamare lo sguardo di Orazio, rivolto verso il fiume Licenza, dove amava passeggiare e immergersi nelle fresche acque estive. I sentieri che oggi attraversano quest’area rispettano il paesaggio originario, conservando il fascino intatto di un luogo che il poeta celebrò nei suoi versi.

Fu il vedutismo del Grand Tour a fornire il modello estetico ai parchi all’inglese in Inghilterra e nord Europa, nuova moda del 1600 legata all’illuminismo. I parchi all’inglese erano costruiti o modellati per  essere romantici ed assomigliare alle vedute ideali. Se da una parte questo tipo di giardino era in contrasto con il giardino formale all’italiana, il suo aspetto doveva ricordare il paesaggio dell’Arcadia, cioè quello tipico della campagna romana!   Qui che ci troviamo addirittura nel territorio della villa di Orazio, secondo Hackert, siamo nel cuore della vista ideale e quindi non c’è stato alcun bisogno di modificare il territorio con interventi artificiali. I Nunez quindi semplicemente incorniciarono la rovina più bella, una torre medioevale costruita su fondamenta romane,  con delle querce, olmi e cipressi, senza modificare l’andamento del  terreno, che fu dipinto in uno degli acquerelli di Hackert.

I Nunez quindi si limitarono a piantare altri alberi, querce, olmi, cipressi e ippocastani seguendo lo stile inglese ma mai intervenendo sul territorio,  integrando nel paesaggio altri elementi storici che stiamo riportando alla luce.

Questa visione rispettava la conformazione originale del terreno, in contrasto con i giardini altamente artificiali del XVIII secolo, spesso associati ai progetti di Capability Brown. L’intento era quello di valorizzare la bellezza spontanea del luogo, trasformando il parco in un esempio di paesaggio "ideale", ispirato ai dolci declivi della Campagna Romana che ispirava la bellezza dei parchi all’inglese.

Un movimento europeo e la connessione americana

Il movimento paesaggistico romantico, influenzato dai pittori Lorrain e Poussin, trovò nelle terre di Mandela un esempio perfetto di bellezza naturale. Hackert, con la sua concezione del paesaggio ideale, portò l’attenzione sulle campagne intorno alla villa di Orazio, lasciando il terreno praticamente intatto, poiché già intriso di una suggestiva autenticità.

L’influenza dei Bonaparte si estese anche oltreoceano. Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, creò negli Stati Uniti uno dei più bei giardini paesaggistici dell’epoca, a Point Breeze vicino Filadelfia. Questa proprietà, famosa per il suo paesaggio pittoresco e per una vasta collezione artistica, rappresentava un legame culturale tra Europa e America.


Sostenibilità e tradizione

Un aspetto straordinario del Parco Paesaggistico di Mandela è l’assenza di irrigazione. Situato su un’altura che domina la valle dell’Aniene, il parco non beneficiava delle acque del fiume, che alimentano ancora oggi le celebri fontane di Villa d’Este e le cascate di Tivoli. I campi e i pascoli furono lasciati volutamente al loro stato naturale, una scelta che garantì la sopravvivenza del paesaggio senza l’uso di risorse idriche. Questo approccio sostenibile, raro per l’epoca, ha preservato l’autenticità e la bellezza di un territorio che continua a incantare chi lo visita.

Il Parco Paesaggistico è molto più di un semplice giardino: è un ponte tra passato e presente, dove la natura si mescola all’arte e alla storia. Passeggiando tra le sue querce e i resti storici, si può percepire la stessa armonia che ispirò Hackert e affascinò Julie Bonaparte. Un invito a scoprire un luogo senza tempo, dove il paesaggio diventa poesia e il passato continua a vivere nel presente.

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