Castello del Gallo e Giardini di Orazio

Un paesaggio che ispira poeti e viaggiatori da duemila anni

Castello del Gallo e Giardini di Orazio

Un’eredità viva, una ricchezza da condividere

C’è un angolo d’Italia, tra Roma e Subiaco, dove il tempo sembra aver deciso di rallentare. Qui, tra i profili dolci delle colline di Mandela, scorrono i fiumi Aniene e Licenza, gli stessi che il poeta Orazio celebrava nelle sue liriche oltre duemila anni fa. Un luogo reale e immaginato insieme, dove natura, storia e arte si intrecciano in un equilibrio delicato.

33 a.C.

Orazio riceve la villa

ll poeta latino Quinto Orazio Flacco riceve da Mecenate, suo protettore e figura centrale della politica culturale augustea, una villa situata in una campagna rigogliosa e appartata, tra le colline e il torrente Digentia (oggi Licenza). Orazio, inoltre, riferisce nella sua prima epistola ad un amico che è fonte di gioia per lui fare il bagno d’estate nel fiume Licenza che bagna Mandela. La residenza rappresenta per Orazio un rifugio contemplativo e filosofico. Qui egli sviluppa una visione del paesaggio come spazio di armonia, misura e libertà interiore, riflessa nei suoi scritti.

Nei suoi componimenti – in particolare la celebre Epistola I, 16 – Orazio descrive con toni lirici il paesaggio sabino: “...il ruscello che mormora tra le rocce”, “l’ulivo contorto e l’ombra degli alberi”, “la capanna che basta a un uomo saggio”. Le sue parole non solo immortalano il luogo, ma ne fanno un modello culturale: il paesaggio vissuto, in dialogo tra uomo e natura, libero dalle costrizioni.

Dopo la morte di Orazio (8 a.C.), la villa diventa di proprietà della famiglia imperiale che la usa come luogo di sosta per raggiungere le residenze di Subiaco (villa di Nerone) e di Arcinazzo (villa di Traiano).

Medioevo (IX–XIII sec.)

Fortificazione di Mandela e l'influenza benedettina

Con la caduta dell’Impero Romano, il territorio subisce spopolamento e instabilità. Nasce il borgo fortificato di Mandela, strategico nella valle dell’Aniene. La zona è controllata prima dagli Abati di Subiaco, poi dalla Famiglia Orsini.

La memoria della villa oraziana viene reinterpretata nel mondo cristiano: il paesaggio non è più solo rifugio, ma anche luogo sacro e agricolo, vicino ai percorsi monastici.

1706

L'arrivo della famiglia Nuñez-Sanchez

Il castello di Mandela è acquistato dai Nuñez-Sanchez, nobili portoghesi al servizio della Chiesa che avviano un’importante ristrutturazione del borgo e del paesaggio agricolo: introducono giardini formali, sistemazioni idrauliche e riorganizzano le colture.

Nel 1726, Il marchese Vincenzo Nuñez Sanchez, devoto domenicano, commissiona una chiesa dedicata a San Vincenzo Ferrer, frate taumaturgo e predicatore spagnolo. Il progetto è affidato a Girolamo Theodoli, noto per aver lavorato anche a Santa Maria dei Miracoli a Roma. La chiesa è decorata con affreschi del Corvi e Odazzi, e diventa un punto di riferimento spirituale e culturale per il borgo.

XVIII sec.

I del Gallo, signori di Mandela

A partire dalla metà del Settecento, la proprietà del castello e delle terre di Mandela passa progressivamente alla famiglia del Gallo.

Il matrimonio tra i Nuñez-Sanchez e i del Gallo sancisce questo passaggio, consolidando il legame tra nobiltà romana e aristocrazia internazionale. Da allora la Famiglia del Gallo diventa custode della tenuta, dando inizio a una lunga fase di trasformazioni culturali, agricole e architettoniche.

1835

La rinascita: Julie Bonaparte e la Famiglia del Gallo

Da questa unione nasce un “salotto culturale internazionale” che attira figure di spicco dell’Accademia di Francia, pittori come Camille Corot, scrittori e intellettuali in viaggio per il Grand Tour.

I del Gallo/B­onaparte plasmano il paesaggio esaltando le “vedute ideali” di Hackert: piantano querce, cipressi, lecci e ippocastani, integrano ruderi e l’acquedotto romano, e realizzano un bosco romantico con vialetti d’ombra e microclimi rinfrescanti. Non si tratta di un intervento ornamentale, ma di un giardino pensato per “apparire naturale”, in pieno spirito paesaggistico inglese

Il mito di Orazio torna centrale: il paesaggio viene riscoperto come “paesaggio interiore” ed estetico, secondo la sensibilità del XIX secolo.

XIX sec.

Mandela, tappa privilegiata del Grand Tour

Tra Settecento e Ottocento, l’itinerario europeo verso l’Italia classica passa spesso per Mandela, borgo nella valle dell’Aniene legato alla memoria di Orazio. Il luogo affascina giovani aristocratici, studiosi e artisti attratti dal paesaggio e dalla ricca stratificazione culturale. Goethe, paesaggisti tedeschi, francesi e inglesi – tra cui esponenti della scuola di Düsseldorf e seguaci di Hackert – frequentano il castello e i suoi dintorni. Il “paesaggio interiore” oraziano si trasforma, in chiave romantica, in spazio di riflessione e identità.

La Famiglia del Gallo contribuisce a questa visione, modellando l’ambiente come un giardino della mente. Descritto nei diari di viaggio come “fortezza poetica e malinconica”, il castello di Mandela diventa crocevia culturale tra memorie antiche e ispirazioni moderne.

Castello del Gallo e Giardini di Orazio

La veduta ideale

Intorno al Castello di Mandela si sviluppa la celebre “veduta ideale”, concepita nel Settecento da Jacob Philipp Hackert, pittore di corte della regina Maria Carolina. Hackert selezionò un punto privilegiato lungo il colle affacciato sul fiume Licenza, per dipingere una serie di vedute, tra cui tre dedicate a Mandela. Questa prospettiva panoramica, composta e armoniosa, riflette la filosofia romantica e neoclassica del “paesaggio secondo natura”: non una rappresentazione fedele, ma una ricostruzione ideale, intesa ad evocare un luogo della memoria, del raccoglimento, dell’ispirazione.

Oggi, il giardino inglese del Castello mantiene questa visione: le quinte arboree disegnate con querce, cipressi e lecci, e la torre Giulia rivolta verso la valle, ripristinano l’esperienza visiva originaria, facendo rivivere in parte la stessa atmosfera che affascinò Goethe e gli artisti romanticisti.

Il Castello del Gallo e i Giardini di Orazio non sono semplicemente un luogo da visitare, ma un organismo vivo e pulsante, un laboratorio straordinario dove paesaggio, storia e comunità si intrecciano in modo unico. Qui la natura non è solo uno sfondo, ma un vero protagonista, che dialoga con la cultura e la spiritualità di un territorio ricco di memorie e fascino.Il complesso ospita regolarmente concerti, attività educative per tutte le età, eventi culturali e cammini naturalistici che permettono di scoprire questo luogo in modo immersivo e partecipato.

Oggi, il Castello del Gallo e i Giardini di Orazio aprono le loro porte al pubblico, offrendo l’opportunità di vivere un’esperienza autentica: camminare nella storia, in un paesaggio che non è solo bello da vedere, ma da sentire e vivere intensamente, al fresco del microclima del bosco romantico. Visitare il Castello del Gallo e i Giardini di Orazio significa immergersi in un tempo lento, lontano dal ritmo frenetico della vita quotidiana, per riscoprire un legame profondo con la memoria del territorio.

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